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Rasputin - Sankt Peterburg

La vita di Rasputin è ricca di mister e episodi mistici. Nacque nel 1869 a Prokrovskoe, un villaggio della Siberia. Era il 5° figlio di un modesto contadino. Non frequentò la scuola.

A 23 anni lascio il villaggio, i genitori, la moglie e i figli per trascorrere diversi mesi in un monastero ortodosso a Verchotur'e dove divenne monaco e si dedicò alla vita religiosa e imparò a leggere e a scrivere.


Raduno attorno a sé un gruppo di fedeli che presto iniziarono a chiedergli miracoli e interventi prodigiosi. Tuttavia detrattori vari affermavano che egli appartenesse alla setta dei Chlysty che praticavano orge e auto-flagellazioni.

Nel 1902 Rasputin si recò nella città di Kazan, un importante centro religioso, dove impressionò i dignitari religiosi che lo raccomandarono al capi della chiesa a San Pietroburgo dove giunse nel 1903.

A San Pietroburgo il monaco conobbe la principessa Milica del Montenegro e sua sorella Anastasia sposate con membri della famiglia Romanov e grandi appassionate di spiritismo. Furono le due principesse a introdurre Rasputin a corte e a presentarlo allo zar, Nicola II, e alla moglie Aleksandra.


Nel 1904, dopo quattro figlie, la zarina diede alla luce un maschio, Aleksej, che però presto si scoprì soffrire di emofilia, una malattia ereditaria caratterizzata da abbondanti emorragie interne ed esterne. Il legame tra Rasputin e i sovrani si consolidò quando nel 1907 il bambino ebbe una grave emorragia che si arrestò quando Rasputin gli impose le mani e pregò.

L'imperatrice vedeva in Rasputin non solo il salvatore di Aleksej ma anche un uomo santo, l'unico di cui lei e il marito si potevano fidare ciecamente. Nel 1915 durante la guerra lo zar Nicola assunse il comando dell'esercito e partì per il fronte, lasciando nelle mani di Aleksandra le questioni di stato. La zarina e Rasputin governavano di fatto il paese.


Tutto ciò infastidiva la nobiltà di corte che così preparò una congiura. Feliks Jusupov, un aristocratico omosessuale sposato con una nipote dello zar. Chiese al monaco di aiutarlo a reprimere i suoi impulsi e la sera del 16 dicembre 1916 lo invitò a per una cena nel suo palazzo.

Alla cena erano presenti in molti, tutti propensi a eliminare il monaco. Così cli furono offerti tè e pasticcini strapieni di cianuro, ma Rasputin dopo ore non dava segni di avvelenamento, gli fu così offerto vino anche esso avvelenato, ma la morte non giungeva. A quel punto Jusupov gli sparò in petto. Ancora vivo Rasputin tentò la fuga. Ci vollero ben 6 colpi di pistola prima che morisse. I congiurati poi buttarono il corpo nel fiume Neva.

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