Nazca, una provincia desertica a 200km a sud di Lima, è il più grande museo a cielo aperto della storia con 300 giganteschi geoglifici biomorfi e 70 disegni di animali e piante rimasti inalterati per secoli grazie al clima caldo e secco.
Questa forma d'arte ancestrale testimonia la presenza di una florida cultura pre-inca. Lo scopo e la funzione di questi disegni restano ancora un mistero per gli studiosi, che negli anni hanno proposto diverse teorie sulle origini e i significati di queste raffigurazioni.
Per Paul Kosok, antropologo americano, le linee di Nazca erano i segni di un calendario astronomico basato sulla posizione del sole e sul solstizio d'inverno, il che renderebbe l'intero complesso: "il calendario più grande del mondo".
L'archeologo svizzero Erich Von Daniken ha sostenuto che questi disegni erano stati realizzati da alieni che usavano come piste di atterraggio e ha soprannominato "L'astrinauta" una delle immagini delle linee di Nazca.
Maria Reiche, soprannominata la "Signora delle linee", elaborò una teoria per la quale l'intera zona fosse un osservatorio astronomico e i diversi geoglifi erano una sorta di mappa per osservare i fenomeni celesti.
Per l'archeologo canadese Donal Proux le linee indicavano diversi rifornimenti e fonti di acque sotterranee, teoria rafforzata dai cosiddetti "Puquios", antichi acquedotti sotterranei che consentono di trasportare l'acqua su lunghe distanze in zone torride.
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